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Perché i Måneskin fanno ballare anche le mamme delle fan


La somma delle loro età fa 80 anni. I Måneskin sono la band del momento, ma restano quattro amici che sognano di vivere di musica. Il Disco di platino, i sold out del primo tour, l’album da scrivere... Abbiamo passato qualche ora con loro per capire: dove vogliono arrivare? C hi sono davvero i Måneskin? L’ennesima meteora? O un astro nascente del rock italiano? Lo dirà il tempo. E loro cercano di non perderne neanche un battito, stando sempre in movimento. Li abbiamo incontrati alla Santeria Social club per la prima data di Milano del loro tour, il 21 marzo, giorno di presentazione del nuovo singolo, Morirò da re (Sony). Seduti ai tavolini di un bar, non ancora truccati, sembrano quello che intimamente sono: un gruppo di quattro amici che sta difendendo, con i denti e gli artigli (oltre a piume e pellicce), il sogno di ogni adolescente stregato dal rock: vivere di musica, crescere suonando assieme, lasciare un segno nel proprio tempo. Spaccare, come si dice. Loro a X Factor hanno spaccato, arrivando secondi e poi scalando le classifiche con l’inedito Chosen, Disco di platino in due mesi. Manuel Agnelli, giudice tv e loro tutor, ne ha intuito il talento, acerbo ma lampante, e l’autenticità musicale, che nascondono e svelano attraverso il make up, i vestiti eccentrici, la coattaggine da romani. Che amano Milano: «‘Sta città va a mille: radio, tv, locali, discografia, moda, rischiamo di venirci a vivere», sintetizza Damiano David, leader carismatico e sexy, frontman atletico, esibizionista. Damiano ha un viso tagliente, lineamenti fini, naso aquilino e occhi sintonizzati su quello che gli succede attorno. Un fascino in stile Matthew McConaughey, e truccato sembra Luca Marinelli che canta Un’emozione da poco nel film Lo chiamavano Jeeg Robot. Paragoni che montano la testa? Impossibile. è ambizioso di suo, forse arrogante, certo sincero. C’era un tempo in cui vestiva in maniera pettinata: camicia chiara, capelli corti, faccia pulita. Poi, il bell’anatroccolo è diventato un cigno nero. Quando lo incontriamo ha un chiodo nero, un giubbotto di pelle, pieno di borchie. Dice spesso «obbiettivamente», alterna un italiano preciso nel tono, per i ragionamenti, al romanaccio delle risposte di pancia: «Non so perché piaccio alle donne, boh. Però pijo e porto a casa». È il più loquace, scrive i testi, ha 19 anni, due in più degli altri membri 17enni.

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